Social Media e sintomi depressivi: esiste un nesso? La quantità di tempo giornaliera che spendiamo con i devices occupa gran parte della giornata. Con i Social Media indiscutibili protagonisti. La frenesia di condividere esperienze e opinioni con la rispettiva comunità digitale caratterizza l’azione quotidiana della gente 2.0. Senza particolari distinzioni d’età. In questo senso, il gap generazionale negli ultimi anni si è sensibilmente ridotto. Gli over 40 tengono gli occhi sullo schermo del proprio cellulare in una misura paragonabile a quella degli adolescenti, la Facebook Generation. Tuttavia, sarebbero proprio gli adolescenti ad essere maggiormente esposti ai sintomi depressivi per l’utilizzo dei social networks. Lo riferisce uno studio coordinato da Brian Primack del Center for Research dell’Università di Pittsburgh, negli USA.
Lo studio pubblicato su Depression and Anxiety intendeva comprendere gli effetti delle interazioni Social sull’umore degli utenti più giovani. I soggetti intervistati sono stati circa 1800 tra studenti universitari e laureati statunitensi di età compresa tra 19 e 32 anni. I ricercatori hanno chiesto ai ragazzi di indicare il tempo dedicato ai Social Media e di valutare le interazioni sulle piattaforme digitali chiedendo loro se fossero percepite con accezione positiva o negativa. In aggiunta, è stato chiesto di compilare il questionario standardizzato PROMIS per valutare i sintomi depressivi. Una sorta di autovalutazione sul rispettivo benessere mentale con domande inerenti alla frequenza degli sbalzi d’umore o quanto si fossero sentiti depressi nell’arco di una settimana. Inoltre, gli studiosi hanno considerato alcune variabili sociali come lo stato sentimentale, la situazione abitativa e il reddito.
Dei soggetti presi in analisi, circa il 50% era composto da persone di sesso femminile e quasi il 60% di razza bianca. Incrociando i dati ottenuti, è emerso che per ogni aumento del 10% delle esperienze negative sui Social vissute da uno studente corrisponda un aumento del 20% di incombere in sintomi depressivi. Al contrario, si è osservato come per ogni aumento del 10% delle esperienze positive corrispondesse un calo del 4% dei sintomi depressivi. Esito che conferma quanto accade anche in altri aspetti della vita “in cui le cose negative che viviamo contano più di quelle positive”, conclude Brian Primack, coordinatore della ricerca.
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